Venti di versi

17/05/2021 1 Di admin

Soffia il maestrale e prende con sé tante cose trasportandole con leggera insistenza attraverso una nuova primavera che non è ancora pienamente consapevole del proprio avvento.

Il vento porta, trasporta, agita, scompiglia.

Dentro le case entra furtivo da ogni varco possibile e si insinua invitando alla danza fogli, tende, biglietti d’amore.

Agita lenzuola che si stiracchiano al sole e muove foglie che fanno da tappeto volante ai più temerari insetti. Le lumache continuano la loro lenta marcia e non si spostano di mezzo millimetro ma alcune sono più leggere, mal ancorate alle foglie verdi o troppo in bilico sopra un esile stelo di fiore. Anche loro a volte volano ed è una meravigliosa esperienza guardare il mondo da una diversa prospettiva. 

Noi ci opponiamo al frustare del vento, lo prendiamo di petto o a volte ci chiniamo per evitare la sferzata o voltiamo le spalle alla sua spinta. Voltiamo le spalle alla vita. Se chiudiamo gli occhi ci accorgiamo che il vento ha da dire tante cose, è capace di cantare, di fischiare, di far danzare. Se chiudiamo gli occhi e lo lasciamo entrare dentro i pensieri, è meraviglioso quali direzioni essi possano prendere, è stupefacente come spazzi via ciò che è di troppo nella nostra mente, soffocata dal tanfo della consuetudine, dalla paura del cambiamento, dal terrore del nuovo.

Ed è allora, quando lo sentiamo arrivare, che chiudiamo i battenti e rafforziamo le serrature, ci aiutiamo anche con pesanti tende oscuranti, non sia mai che un soffio più forte sposti i cementati cardini delle nostre abitudini.

Ma il vento è gentile, chiede ospitalità e quando lo fa bruscamente è perché vuole salvarci da una triste asfissia che ci porterà a spegnerci.

Cos’è il fuoco senza il vento? Cos’è l’onda senza vento? È che ne è del seme che cade sempre nello stesso identico millimetro di terra e non ingravida terre nuove e lontane?

Vieni, vento. Spettina i capelli e i vestiti e facci volare con ali nuove verso l’orizzonte infinito.

Che tu solo conosci.