La danza del folle

27/06/2021 0 Di admin

Quando siamo folli?

Quando siamo savi?

Da quale prospettiva possiamo guardare il mondo per comprendere il limite tra le due realtà?

E, soprattutto, esiste questo limite?

Riusciamo a comprendere le infinite vie della nostra mente?

Quante strade abbiamo percorso e quante ancora ne percorreremo? Siamo in grado di determinarlo con esattezza o non ne abbiamo la più pallida idea?

Ci chiediamo qualche volta se ciò che riteniamo normale sia davvero normale?

Conosciamo davvero chi ci ha insegnato ciò che pensiamo di conoscere?

Abbiamo abbastanza tempo per capire ciò che siamo stati e ciò che saremo?

Il fatto che tutto ciò che facciamo ci sembri normale, fa sì che sia davvero oggettivamente così?

Non era forse follia, ieri, pensare a qualcosa che oggi si dà per scontato?


Il folle camminava danzando lungo la via, i passanti lo guardavano con disgusto e ridevano di lui ma egli continuava a danzare e sorrideva a tutti, con i suoi occhi sgranati aperti alle meraviglie del mondo e la bocca sdentata che beveva l’aria, e più danzava e più era felice e la sua felicità traspariva da tutto il suo essere ma i passanti non comprendevano il folle perché non avevano occhi abbastanza trasparenti per leggere la poesia di quel volto, non avevano un udito abbastanza sensibile ed allenato per cogliere le note delle sue emozioni, non avevano la fortuna di  avere la follia. 

Erano savi.

E tuttavia, pur deridendo il folle, una strana inquietudine li pervadeva e li rendeva insofferenti, agitati.

I savi sentivano che non avrebbero mai raggiunto quel cielo di intangibile azzurro, quelle altitudini di raggiante leggerezza, quel mondo a parte che solo pochi hanno la fortuna di assaporare.

I savi erano invidiosi.

Il folle li vedeva e sentiva la loro inquietudine, così ogni tanto si avvicinava a qualcuno scegliendolo a caso e lo abbracciava cantando e trascinandolo con sé nella danza. 

In principio i savi esitavano ma poi si lasciavano andare e seguivano docilmente il folle. Così, quando erano entrati da quella porta e avevano visto il mondo con gli occhi lucidi dell’emozione e finita la danza tornavano composti nei ranghi, la loro vita non era più la stessa e il loro corpo brillava di una luce nuova. Non c’era più rabbia, dolore, invidia o derisione. Non c’era più un mondo diverso da condannare o giudicare.

Il sottile confine tra assennatezza e follia era diventato un filo di seta che legava il cielo e la terra.

foto: Beyond the sea – by MVM © 2011