Il vecchio, il nuovo.
Viaggiamo, è la metafora della vita; attraversiamo mondi di infinita bellezza, di complicate sfumature, di insostenibili mancanze, di brucianti sofferenze e di sofferte vittorie.
Camminiamo con piedi leggeri o pesanti, ci aggrappiamo a liane di solitudini nascoste e trasformiamo i nostri bagagli ad ogni passaggio, forse alleggerendo il carico o aggiungendo fardelli.
E remiamo, faticosamente, la fronte imperlata di sudore, piena di pensieri, consuetudini, sogni, speranze, aspettative; remiamo sopra questa barca, che a volte è una nave, nelle vesti di ammiraglio o di umile ciurma, seguendo rotte definite o navigando a braccio, incerti, emozionati.
In questo infinito mare che è la vita, in un’altra metafora, percorriamo una retta il cui centro è un mondo dentro un altro mondo, un punto infinito dentro un altro punto: proprio lì c’è un momento, un attimo di fiato sospeso, una terra di mezzo, un luogo ormai lontano dal passato ma ancora non abbastanza vicino al futuro.
Un momento presente che si trasforma ogni secondo e ci fa sprofondare dentro il nulla.
Siamo nel mezzo del più grande mare, intorno ancora mare, mare e cielo, e noi, fluttuanti, soli, senza madre né padre, senza patria e senza lingua.
Mentre la luna gira intorno a noi e le stelle sembrano tremare, il sole è l’unico punto fermo che ci abbaglia la vista, una luce troppo chiara per distinguere i contorni.
È il nostro avvenire, il nostro futuro incerto, sconosciuto ma pieno di luce.
Buon passaggio a tutti.