La magia delle parole
Ecco, è così: come un soffio leggero di aria mattutina o come un uragano che arriva all’improvviso; le parole si animano e prendono forma, non obbediscono più ad alcuna regola; fuggono rapide dalla punta della penna o dalla tastiera e si compongono, si scompongono, si materializzano.
E restano.
Scripta manent, ma anche volant, attraverso occhi e cuori che ne percepiscono il significato o lo inventano come nuovo. Flying words, lost in the air like rain drops, azzurre, bianche, rouge et violet, senza forma e senza nome.
Un impasto magico che si articola tra i denti le labbra e la lingua e produce un suono che produce un effetto che produce un pensiero che porta all’azione. Scende in gola e si avvia verso lo stomaco, una parola sull’altra a comporre un pasto di variegata natura e di pronta digestione, a volte. A volte no.
E quando le parole incontrano la bianca guancia di un immacolato foglio ecco che si posano come una carezza sospinta dal braccio amorevole della poesia o della narrazione e solleticano il palato alla loro lettura e sciolgono il cuore in lacrime al loro evocare ricordi e nostalgie dimenticate.
Libere di dire, chiamare o richiamare, piene di pathos o ironia e armi invincibili dell’esercito chiamato espressione, felici nel loro argomentare e sicure della loro bellezza.
Le parole vanno a dormire a volte, avvolte nelle loro coltri cartonate, cullate da una rima, divertite da un calembour, stupite da un ossimoro pronte a risvegliarsi al tocco d’inchiostro innamorato che le baci ardentemente e le sciolga in metrica o prosa.