La piuma d’oca
Erano passate da poco le undici di sera e una piccola mano lisciava con grazia una bianca penna d’oca. C’era una punta lavorata con perizia e lama affilata all’estremità di quella penna e di lì a poco questa delizia piumata avrebbe cominciato la danza su un candido foglio alla luce tremula di una candela.
La piccola mano prese un foglio di carta lavorata a mano proveniente da una cartiera artigianale della Toscana e lo pose delicatamente sullo scrittoio in legno di noce. Anche quel foglio andava lisciato come la penna d’oca e accarezzato e annusato perchè questi gesti d’amore potessero far vibrare foglio e penna in una danza perfetta.
La luce era esattamente della giusta intensità, l’inchiostro aveva il colore brillante del blu oceano e il foglio già prometteva, al tocco della punta inchiostrata e al suo scorrere deciso, un suono graffiante e dolce che sembrava musica.
Ecco i rintocchi: mezzanotte in punto.
La piccola mano caricò di inchiostro la punta affilata e disegnando un cerchio nell’aria la fece planare con leggerezza sul foglio pronta a segnare indelebilmente quella superficie accogliente con svolazzi e pensieri.
Una tiepida folata di vento estivo entrò in quel momento dalla finestra di fianco allo scrittoio, fece ondeggiare le tende leggere e spense la fiamma della candela. La piccola mano trasalì, si agitò di scatto e una lacrima di inchiostro cadde sull’immacolato foglio.
Il tempo si fermò e tutto scomparve in un attimo: la penna bianca, il foglio violato, la candela e lo scrittoio.
All’alba del giorno dopo, una piccola mano frugava dentro il vecchio cassetto di un antico scrittoio e trovò una penna d’oca ormai consumata e un cuore d’inchiostro che brillava di un acceso blu oceano al centro di un foglio ormai ingiallito.