Salite e discese

18/10/2020 0 Di admin

Mi piacciono le salite.

Quelle ripide.

Quei sentieri che visti da lontano sembrano serpenti impennati sulla montagna, verdi, sinuosi, affascinanti.

E mi avvicino cauta, con lenta memoria di sacrifici e fatiche, forse mi arrendo prima di cominciare ma poi quei serpenti mi guardano e mi sfidano.

E non resisto, vado.

E quando inizio a salire metto forza nelle gambe e nella mente e nell’attimo in cui il fiato sembra mancare mi ricordo di allargare il petto e chiedere più ossigeno, fissando in alto quello scorcio di nuvole che sembrano abbracciarmi.

Allora sento una folata di vento che porta il profumo del coraggio e mi incita a proseguire.

Un passo, poi un altro e un altro ancora.

Un ramo mi taglia la strada di traverso e io lo seguo, perché mi sta indicando una via alternativa, lontana dalla logica scontata di un cammino previsto, distante dall’osservare da una sola direzione.

La salita continua a serpeggiare e a condurmi ammiccante verso direzioni discontinue, offrendomi paesaggi irreali che si mischiano con le aspettative ormai dimenticate per dare spazio all’imprevisto e la luce dell’orizzonte si dissolve nei miei occhi lucidi di emozione.

È dolce il passo che si spinge guidato dal desiderio di scoprire nuovi mondi; è rapida la gamba che si tende in avanti, affamata di visioni più alte; è chiara alla mente la linea di confine tra il cielo e l’anima che va scomparendo sfumando nel ricordo.

Quando improvvisa arriva la cima, è un cerchio che si chiude, una parola prima del punto, il vuoto d’aria prima di volare.

Voltandomi, guardo dietro di me: il passato ha già cambiato i suoi colori, le ombre che danno le spalle al tramonto hanno il sapore dell’erba secca e il cielo ora è più alto.

E la salita è diventata una discesa.


Nella foto l’opera di arte postale IL SOLE