Venti di versi
Soffia il maestrale e prende con sé tante cose trasportandole con leggera insistenza attraverso una nuova primavera che non è ancora pienamente consapevole del proprio avvento.
Il vento porta, trasporta, agita, scompiglia.
Dentro le case entra furtivo da ogni varco possibile e si insinua invitando alla danza fogli, tende, biglietti d’amore.
Agita lenzuola che si stiracchiano al sole e muove foglie che fanno da tappeto volante ai più temerari insetti. Le lumache continuano la loro lenta marcia e non si spostano di mezzo millimetro ma alcune sono più leggere, mal ancorate alle foglie verdi o troppo in bilico sopra un esile stelo di fiore. Anche loro a volte volano ed è una meravigliosa esperienza guardare il mondo da una diversa prospettiva.
Noi ci opponiamo al frustare del vento, lo prendiamo di petto o a volte ci chiniamo per evitare la sferzata o voltiamo le spalle alla sua spinta. Voltiamo le spalle alla vita. Se chiudiamo gli occhi ci accorgiamo che il vento ha da dire tante cose, è capace di cantare, di fischiare, di far danzare. Se chiudiamo gli occhi e lo lasciamo entrare dentro i pensieri, è meraviglioso quali direzioni essi possano prendere, è stupefacente come spazzi via ciò che è di troppo nella nostra mente, soffocata dal tanfo della consuetudine, dalla paura del cambiamento, dal terrore del nuovo.
Ed è allora, quando lo sentiamo arrivare, che chiudiamo i battenti e rafforziamo le serrature, ci aiutiamo anche con pesanti tende oscuranti, non sia mai che un soffio più forte sposti i cementati cardini delle nostre abitudini.
Ma il vento è gentile, chiede ospitalità e quando lo fa bruscamente è perché vuole salvarci da una triste asfissia che ci porterà a spegnerci.
Cos’è il fuoco senza il vento? Cos’è l’onda senza vento? È che ne è del seme che cade sempre nello stesso identico millimetro di terra e non ingravida terre nuove e lontane?
Vieni, vento. Spettina i capelli e i vestiti e facci volare con ali nuove verso l’orizzonte infinito.
Che tu solo conosci.
…e quello stesso vento accompagnerà queste parole come piccoli semi in un dolce viaggio laddove troverà una terra fertile. Là crescerà l’albero dei pensieri poi una foresta e le cime, lassù, ondeggiando, sapranno dire: “Grazie!”.